Presentati a Firenze, presso il centro congressi di S. Apollonia, i risultati dell’ultima ricerca scientifica condotta dall’Istituto Nutrizionale Carapelli sui miglioramenti nella filiera olivicolo-olearia con l’introduzione di ultrasuoni nel processo di produzione di olio extravergine d’oliva.
L’innovazione tecnologica degli ultrasuoni fa bene alla filiera olivicola-olearia. Lo provano i risultati dell’ultima ricerca scientifica condotta sul campo durante l’annata olearia 2017/18 insieme all’Istituto Nutrizionale Carapelli.
Il comitato scientifico a capo del Progetto Ultrasuoni, promosso dall’istituto Nutrizionale Carapelli e sviluppato da due atenei pugliesi, Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” e Politecnico di Bari, presenta i risultati degli ultimi studi scientifici che aprono a nuove opportunità per la filiera olivicolo-olearia. Gli ultrasuoni migliorano la resa produttiva dell’olio senza che il prodotto perda le caratteristiche nutrizionali e organolettiche e quelle sensoriali: anzi, le rafforza.
Gli Attori della Ricerca
La tecnologia è stata realizzata interamente dal Dipartimento Interdisciplinare di Medicina per la parte di ricerca tecnologica (Politecnico) e Dipartimento di Farmacia e Scienze Farmaceutiche (Università di Bari). Alla ricerca ha collaborato l’Università di Firenze, che ha partecipato, tramite il Dipartimento Neurofarba, per la parte relativa alla caratterizzazione analitica del profilo sensoriale e nutrizionale. L’istituto Nutrizionale Carapelli, ente promotore, ha partecipato con la End User Validation. Ovvero la validazione della tecnologia attraverso gli utilizzatori finali, con il coinvolgimento di alcuni frantoi pugliesi — Frantoio Olearia Pazienza s.r.l. di Bitonto (BA); Frantoio Mimì di Modugno (BA); Frantoio Graco di Torremaggiore (FG); Frantoio D’Amico Pietro a Cisternino (BR) — che hanno testato l’efficacia del nuovo impianto a ultrasuoni producendo olio extravergine di oliva da cultivar differenti in tempi diversi di raccolta.
Una tecnologia Open Innovation

Questa innovazione porta a sostituire l’obsoleta gramola dai moderni frantoi, considerata il “male necessario” per ottimizzare la separazione centrifuga dell’olio all’interno del decanter. I tempi lunghi della gramolazione, oltre a costituire una minaccia per la qualità dell’olio, rendono, infatti, questa fase di mescolamento della pasta olearia a temperatura controllata il “collo di bottiglia” del processo continuo. “Occorre rinforzare questo anello debole, introducendo un’innovazione efficace ed efficiente che consenta di raggiungere gli stessi scopi limitando tempi di lavoro, energia, acqua e olio e polifenoli nei sottoprodotti. Questo innovativo dispositivo, unico nel suo genere perché combina ultrasuoni e scambio termico, collocato tra il frangitore e il decanter incrementa la capacità lavorativa, migliora le rese e determina un incremento dei composti minori” continua la professoressa Maria Lisa Clodoveo.
La tecnologia non presenta ancora nessun brevetto, essendo stata concepita secondo un modello di Open Innovation per favorire la massima diffusione dell’innovazione e offrire così opportunità nuove in termini di reddito e sostenibilità dei processi alla filiera olivicolo-olearia.
Ricerca e innovazione chiavi di volta per garantire qualità dei prodotti e sostenere la competitività

Oltre alla presentazione dei risultati scientifici, l’evento è stato occasione per un dibattito aperto con gli attori della filiera sulle prospettive future di valorizzazione dell’olio extra vergine d’oliva, grazie all’applicazione dei risultati della ricerca.
Si ringrazia la Regione Toscana per il patrocinio concesso per l’utilizzo della Sala Poccetti, presso il centro congressi di S. Apollonia a Firenze.
Qui potete trovare gli interventi e gli studi presentati dai relatori:


























